Vento, negli occhi dei gufi, come vecchi Sufi
veggente cieca di un gioco datato
Vento, largo in cerchi,abbracci nelle fessure
delle persone invisibili, senza poteri, senza linguaggi
che escono di notte, dormono di giorno, spirano
ricordati dai pochi
Vento stretto, difficoltà di parlarsi
difficile a capirsi
pure con sue ragioni da cercare
pochi ingressi, difficili a dirsi
Vento incerto, carico di incendi
non sa se levarsi
attende
misconosce orizzonti, cieli, proclami
s’alza per uno scherzo, si cheta con un sorriso,
sfuggito.
Lino Di Gianni
Lunedì, 06 Dicembre 2004