Lo sfratto

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Dimmi come fu, chiudere la porta

sapere di non dover piu ricordare
il posto della chiave, o guardare se piove
per  fermare la finestra.

Dimmi perché scelsero te,
che non ti fermavi mai
ti chiesero il coltello per non
correre rischi.

Ci prendo le cicorielle
rispondesti partecipe
non volevi innervosirli, mentre
blindavano la porta, chiudevano
la casa e muravano la bocca.

Due sacchetti, uno per mano
e quindici minuti per farti entrare in testa
che dopo tutti quei trentacinque anni
che avevamo abitato lì
nessun diritto t’era venuto
nessun guardiano era stato nominato.

Forse è li che è cominciato il fulmine
quello che dopo ti ha schiantato
sei stato bravo, sei stato calmo
fatto finta di niente, l’hai ingurgitato.

E quando stralunato
non ti sembrava vero di non sapere piu
dove il letto, dove il bagno
hai pensato che avrei saputo indovinare
la parola magica, la lingua di quei
barbari, che non sapevano uccidere il maiale.
Solo cacciare un vecchio, e che morisse altrove.

 

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2 risposte a Lo sfratto

  1. linodigianni ha detto:

    già, molto sentita, purtroppo

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