Borgo Vecchio
In una porzione minuta di cielo
stretta tra parete e
occhio del gatto
esce ancora la donna di un tempo
a svuotare il pitale
arrabbiarsi col freddo
caricare la legna
Tra i rumori del Borgo
e il caffè torrefatto
qualche cane guaisce
un carbone che cade
l’ubriaco rientra
e non trova la chiave
Di quel cane che misura
la piazza col trotto
ottimista
( è la fame che spinge )
si son perse le tracce
Del grembiale di Assunta
piantato a patate e
geloni alle mani
è rimasta radice
sgranata
pare quasi rosario
la Novena da sola
Io con te che cammino
col sole quasi inventato
forse un libro cantato
una poesia che si scrive da sola
e invece era il pane
sottobraccio e anche un po’
di salame
il caffè
e dicevi
è bello
d’inverno
inventarsi
d’antico
Lino Di Gianni 11/01/2012
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Il sole, quel sole, d’inverno è un bell’invento!
vero, è un bell’invento!
e anche il tuo neologismo, lo è
quanto più attuale è la poesia che riscopre e rivaluta le radici.
Grande prova Lino, come sempre
Bellissima!
sì, l’inverno è davvero un periodo intimo, che costringe a fermarsi e guardare.
bella cosa che hai detto..
…le emozioni appartengono a tutti, la magia di descriverle è solamente del Poeta che sa trovare le parole che diventeranno eterne … nel tempo. Complimenti