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A uscire per strade, certe volte
che il primo mattino tiene le mani
sugli occhi, per non svegliarsi,
e la nebbia limita gli sguardi
impedendo troppe brutture.
Camminare sembra d’essere
al circo ( bambino senza tempo)
con la sorpresa che soffoca in gola.
Sfilano, in bici, madame e sartine
passano, in tram, giovani appesi alle cuffie
corrono, a piedi, migranti che tengono in bocca
l’ultima lingua portata da casa ( fiamma che in guerra
non si deve vedere)
E poi loro, li vedo, finalmente,
che vendono nebbia, sui bastoni
che battono rame (sentire che polente )
coi cavalli tranquilli
con gli ottoni messi in banda.
E la gente li abbraccia, si rincuora
quel giorno, che ci sia ancora qualcuno
che sappia fondere il piombo
con cui ci imprigionano al suolo.
A saperlo, che si dicano Rom
a capirlo, che si dicano Sinti
che ci chiamino “gagi” come dire
i mancanti
dovremmo indicarli col dito, ammirati
che abbiano conservato, per noi,
il segreto delle eterne partenze.
Non solo figli del vento,
gli unici uccisi senza mai aver dichiarato, a nessuno
guerra
bellissima
Grazie molte,Imag