Che i fiumi scendessero con le damigiane
spaccate e galleggianti nelle cantine
che gli occhi non seguissero più
dove casa domani, dove morti oggi
che ci fosse il vento tornado su tutte le parole
oramai chiare d’impotenza semmai ce ne fosse stato
bisogno.
La nonna dava, ancora , la caramella
sapendo che conta di più lenire oggi
una piccola ferita pittosto che
l’urlo attonito domani senza più muoversi.
Chi tornare, chi andare, e chi resta e non è più.
E lo vedevo che raccoglieva una ad una le foglie
cadute come se si potesse rifare vita
ad un albero, per grande, per grande
che possa essere.
Accarezzava i capelli del fratello morente
come se dovesse farlo rirtonare
ad attendere il cambio dei denti,
le prime parole, alzandosi,
inseguendo un pallone.
Alga, e riso e orzo
intrecciati forte, a zuppa
sul bordo del tepore che avanza
in questo scaldino nel letto
Che si consumi il carbone, col tempo
ci siamo regalati la luna, non sapendo , volare.
abbiamo guardato alla luna – non riuscendo più a cogliere il calore negli occhi, coi nostri annacquati nei sogni(Lam)